Avrei voluto preparare un post per questa giornata, ma in realtà mi è sorta l’idea solo stamattina quando, guardando quei piccoli ramoscelli di mimosa, mi sono messa a pensare a quali grandi donne della letteratura e non solo mi hanno accompagnata un po’ in questi anni.
Poi il sole, che non vedevo da giorni, ha rubato tutto il mio tempo e solo ora ho un po’ l’occasione di riversare pensieri su un’altra pagina bianca di questo blog.
Ci sono feste che per me ormai sono diventate un mero motivo commerciale: arrivano, spendi soldi più perché si deve fare che per una reale voglia, e poi il giorno seguente si torna alla solita vita. Un esempio è stato San Valentino, un altro è l’8 marzo, festa delle donne. Ma ce ne sono altri, ovviamente.
È come se il mondo e il genere umano stiano perdendo sempre di più i sentimenti, a mio modesto parere.
La festa dell’amore sembra spingerti ad amare la tua donna o il tuo uomo solo in quella giornata. A far un regalo solo perché si deve. A farla o farlo felice solo perché è stabilito. Ma quanto sono più belli i regali improvvisi? Fatti davvero con il cuore? Quelli che non ti aspetti, quelli che apparentemente non hanno molto senso, ma in realtà hanno la forma del sentimento vero. Dell’amore reale e non commerciale.
E poi c’è la festa della donna. Ogni anno si leggono le solite frasi. Le solite accuse – che spesso condivido, in verità -, ma si perde la realtà: la donna dovrebbe essere amata e festeggiata sempre, così come l’uomo. Con un’unica differenza: la donna ancora oggi, così come in passato, deve sempre lottare un po’ di più.