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» Giovanna la Pazza. Una regina ribelle nella Spagna dell’Inquisizione, di Edgarda Ferri – Recensione

Letto per la challenge instagram #unannoconlastoria – Ottobre: La Spagna dei Conquistadores di samlibrary94 e libriattraversolospecchio.

Ad ottobre per la challenge di lettura Un anno con la storia che sto seguendo su Instagram, ho deciso di soffermarmi sulla figura di Giovanna, regina di Castiglia e d’Aragona conosciuta anche oggi con l’appellativo di… Pazza.
Il fulcro su cui ruota questa biografia di Edgarda Ferri ruota attorno a una domanda: ma Giovanna fu davvero pazza?

Tramite una ricostruzione storica che va dalla nascita alla morte di questa donna, soffermandosi pian piano su ognuno dei personaggi storici che hanno influito sulla sua esistenza, l’autrice cerca di rispondere a un enigma di cui forse non avremo mai una dovuta risposta. Eppure, ognuno di noi, alla conclusione, può donarsela. E personalmente l’ho fatto, come vi dirò alla fine di questa mia recensione.

Aveva 75 anni, 5 mesi, 6 giorni.
E per 46 anni, un mese, 24 giorni era stata segregata e tormentata nel castello-fortezza di Tordesillas.

© una valigia ricca di sogni – marta.sognatrice

Siamo negli anni dell’Inquisizione Spagnola voluta con forza dai Regnanti Cattolici: Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona. Una periodo storico dove i roghi e la tortura servivano per piazza pulita di tutti gli eretici, mori ed ebrei, che non erano disposti a convertirsi al Cattolicesimo, religione alla quale soprattutto la famosa Isabella era profondamente devota. Giovanna nasce in un clima chiuso, rigido, religioso, violento. Circondata da atmosfere che minano sin da subito il suo carattere ribelle, diverso, che non conforme alle regole del suo tempo.
Eppure, ci sono anche eventi nuovi, come le Grandi Scoperte iniziate da Cristoforo Colombo, la conquista di nuove Terre, di nuovi mondi. Oltre a porre le basi di quella che sarà la Spagna moderna.
Giovanna vive all’ombra di questa madre dura e autoritaria, ligia al dovere e al desiderio di unificare la Spagna e accrescerne il potere sulla scacchiera europea. Ma, come già detto, anche ossessionata dalla religione, talmente intollerante da voler con forza l’intervento della Santa Inquisizione per liberarsi da tutti gli eretici presenti nel suolo spagnolo.
Isabella diventa da subito una figura da temere per quella sua forza interiore, quell’indiscussa autorevolezza e il successo. Ma anche perché si diceva infliggere castighi temporali. Una donna di potere, che spaventa una bambina sin da subito testarda, indocile ma anche molto intelligente. E, successivamente, un’adolescente taciturna, isolata, che tendeva ad allontanarsi dai precetti religiosi.
Insomma, per il suo scetticismo religioso e la sua ben poca devozione ai culti, era vista male in un ambiente come quello spagnolo del ‘500.

Ma Giovanna, insieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle, era nata anche per adempiere a un compito ben preciso: essere una pedina importante sulla scacchiera politica dell’epoca. Aver un gran numero di figlie, infatti, poteva essere un modo utile per allacciare alleanze importanti, soprattutto contro la Francia nemica. La ragazza è quindi inviata in sposa a Filippo il Bello, arciduca di Casa d’Asburgo, figlio di Massimiliano I, Imperatore del Sacro Romano Impero. Giovane del quale subito si innamora, inizialmente ricambiata, e con il quale darà alla luce ben sei figli. La corte fiamminga è del tutto diversa dalla rigidità spagnola: raffinata, mondana, molto più improntata a una forma di libertà e spensieratezza. Ecco che Giovanna inizia a nutrire le prime difficoltà: se da un lato infatti è attratta da tutta questa libertà, dall’altra incombe sempre su di lei lo sguardo e la presenza – seppur lontana – di quella madre pronta a giudicare i suoi comportamenti non in linea con la sua educazione.

Inoltre inizia a soffrire di gelosia verso quel marito amato, che però ben presto orienta i suoi pensieri e favori anche verso altre donne. Giovanna ha delle reazioni isteriche, violente, a tratti assurde. Non sopporta neanche i primi soprusi e regole che le vengono imposte. Le sue reazioni iniziano a far circolare le prime voci sulla sua sanità mentale. La realtà è che Giovanna fu una donna imprigionata per gran parte della sua vita, proprio dalle persone che più amava: suo marito, suo padre, suo figlio Carlo.

Tornata in Spagna, infatti, è dapprima tenuta bloccata dai suoi genitori che vogliono allevare almeno uno dei suoi figli alla loro corte; ma anche nel momento in cui Isabella muore e lei diventa Regina, non eserciterà mai veramente il suo ruolo. Messa da parte da suo marito, da suo padre e, infine, da suo figlio, viene successivamente segregata presso il monastero-castello di Tordesillas, in condizioni pessime, e – secondo alcuni – anche torturata soprattutto perché non voleva più seguire atti religiosi come la confessione. Giovanna deperisce lentamente, soprattutto dopo la morte del marito tanto amato.

Giovanna era pazza, quindi? O l’hanno portata a essere tale?

Molti sostengono che in verità fosse molto lucida, ma il suo affetto per quegli uomini che però la trattavano con una tale disumanità, non l’ha mai spinta a cambiare la sua sorte, neanche quando si mobilitarono per salvarla.

Dal punto di vista storico l’ho trovato molto interessante, anche perché è un periodo di cui so molto poco, ma la narrazione dei fatti non mi ha convinta. Non sono rimasta così coinvolta, né ho provato una profonda empatia per i personaggi. O meglio, credevo che avrei avvertito qualcosa in più leggendo di Giovanna, del modo in cui è stata ingiustamente trattata. Le sensazioni sono rimaste in un certo senso leggere – non che io non abbia provato rabbia, sia chiaro -. Il problema sta nel non aver avvertito con forza la sua voce, è come se in realtà restasse sempre sullo sfondo, e spiccassero con più forza gli altri personaggi. O almeno questa è stata la mia impressione.

In diversi momenti, poi, purtroppo ho provato anche noia: ci sono infiniti elenchi di personaggi storici, di oggetti che venivano trasferiti da una corte all’altra, ecc, che mi hanno portata a scorrere velocemente tutto. Insomma, quanti nomi mi sarebbero rimasti impressi? E, francamente, quale è l’interesse per i tanti cimeli, abiti, vettovaglie che venivano condotti con sé? Forse è un mio problema, ma non sono riuscita a gradire.

Ma, insomma… era pazza?
Forse non lo sapremo mai davvero.
Ma provate a immaginare una ragazza vissuta sin dall’infanzia in un’epoca di roghi e torture, sangue e violenza, rigidi protocolli religiosi – che prevedevano anche violenze fisiche – e dove le donne non riuscivano ad avere sempre una gran voce o potere politico. All’ombra di una madre potente e rigida, di tre uomini amati che però l’hanno oltraggiata, imprigionata, violata, isolata in condizioni di vita misere e disperate.
Come si può mantenere la propria lucidità?
Forse non era pazza. Forse aveva solo un carattere diverso, che si scontrava con le leggi del tempo, dotata di un anticonformismo religioso che era inconsueto per i tempi.
Forse… voleva solo essere amata, ascoltata.
Forse è la sete di potere degli uomini che l’hanno resa così fragile, sacrificando una donna per i loro egoismo personale, per i loro piani politici.
Secondo me non era pazza, anzi. Era una donna che voleva essere libera, ma che invece hanno imprigionato per gran parte della sua vita. Aveva sicuramente un carattere non facile, soggetto a isteria e gelosia, e non era facile rispondere a un modello simile a sua madre. Ma pazza, io non credo proprio.

Insomma, è stata lettura storicamente interessante che consiglio a chi ha voglia di conoscere un po’ l’epoca, ma che non mi ha totalmente coinvolto dal punto di vista narrativo. Mi aspettavo molto di più.


Giovanna la pazza. Una regina ribelle nella Spagna dell’Inquisizione. di Edgarda Ferri
Casa editrice: Mondadori
Pagine: 283
Prezzo: / preso in biblioteca.
Anno di pubblicazione: 1996


Voto: ♥♥♥

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